Oggi ho chiesto (a chi, a differenza di me, ha una formazione giuridica) se per il governo esiste un limite nel forzare Costituzione e poteri dello stato. La risposta è stata chiara: il limite esiste ed è stato già ampiamente superato. E si è aggiunto: non è la storia a seguire il diritto ma, viceversa, il diritto a seguire la storia.
Da lì ho cominciato a riflettere su alcune cose, innanzitutto sul fatto che la storia, spesso, è stata scritta da rivolte nate non da valutazioni razionali o giuridiche ma da occasioni. Le occasioni più imprevedibili possono funzionare da detonatore di rabbie latenti, accumulate per ingiustizie subìte nel tempo.
Intelligenza, o almeno furbizia, vorrebbe che chi muove i fili preveda una misura colma e corra ai ripari. In Italia sta accadendo esattamente il contrario, con attacchi alle norme democratiche di una gravità crescente che, uniti a una crisi economica pesante, non possono non alimentare un’inquietudine altrettanto crescente. Sugli esiti è difficile dire, ma le premesse per un’esplosione collettiva ci sono tutte.
Nutro dubbi sull’eventualità di un’esplosione collettiva… ma certo, le poche occasioni organizzate di far sentire la propria voce e opinione ci sono: per esempio, sabato prossimo, 12 marzo, con le manifestazioni in programma in diverse città in difesa della Costituzione e, ahinoi!, del Tricolore.
L’inquietudine è una risposta sana a ciò che sta avvenendo…