Lo stile eversivo e rozzo della Lega, che vuole scardinare l’unità del paese, è specchio di un’identità che si finge grande ma è piccola, perché incapace di un confronto con chi vive oltre il recinto in cui si è segregata. Brutta storia finire in un recinto e uscirne giusto per calare a Roma, fare un po’ di bottino e ritirarsi.
Da lì dentro, dal recinto e da Roma, la Lega sventola fazzoletti verdi contro l’Italia e il sud, ignorando l’importanza di entrambi e il prezzo pagato dal sud per l’unità del paese, allora e ancora. Come il suo popolo sembra ignorare la trasversalità di ogni sfruttamento e corruzione, dalle Alpi agli Appennini alle isole.
Per fortuna il sud migliore non agita fazzoletti di un colore solo minacciando secessioni, perché è terra del mondo e piena di colori. Non ha recinti, offre manodopera e accoglienza, sostiene il peso maggiore delle inefficienze politiche e delle criminalità, fonde e diffonde linguaggi, arti e culture differenti.
Il sud migliore ci ricorda anche l’ironia con cui andrebbero trattate patrie e bandiere, e la serietà pericolosa di chi è costretto a difenderle per timore di finire peggio.