Il Movimento 5 Stelle alle recenti amministrative ha raccolto voti puliti, su obiettivi di democrazia di rete, difesa dei beni collettivi, sviluppo alternativo e azioni concrete, rinnovamento, non delega ma rappresentanza, spirito di servizio, trasparenza. Chi lo ha votato non lo ha fatto per ringraziare di un posto di lavoro, di un favore, di un favoritismo, di soldi ottenuti per sé, familiari e amici in passato, o per procacciarsi cose simili in futuro. Questo è già un risultato straordinario, in un paese in cui la logica del voto di scambio, diretto o indiretto, a tempo o addirittura a vita, è da sempre molto diffusa.
Molte amministrazioni locali si sono rette e continuano a reggersi su questa logica, gestendo deleghe in bianco e consenso fittizio che niente hanno a che vedere con un contributo critico e partecipato alla vita collettiva. Si sono costruiti così, su basi simili a quelle dei contesti mafiosi ma con stili differenti, non cruenti ma falsamente amichevoli, non oppressivi ma falsamente democratici, sistemi di controllo del territorio, dell’economia, dei servizi, dei posti di lavoro, di singoli e gruppi (cooperative, imprese, associazioni, ecc.) che sottintendono un’appartenenza riconoscente simile all’affiliazione.
Questo malcostume ha finito col toccare pesantemente anche i partiti storici del centrosinistra che oggi, di fronte al risultato del Movimento 5 Stelle, reagiscono con sufficienza e fastidio difendendo la propria quota di potere così malamente costruita. Si rendono dunque impermeabili a ogni cambiamento per continuare a gestire legami, risorse e opportunità utili alla sopravvivenza di poltrone e stipendi pluridecennali, che si traducono poi in agio, stabilità e sicurezza per sé e per le proprie famiglie, anche in periodi di grande crisi.
Il centrodestra, dal canto suo, ha preso in mano la scure per distruggere quella stessa quota di potere e per sostituirla con altre ancora più devastanti e a sé più vicine, distruggendo insieme le fonti del consenso e un intero paese.
Questi sono i fatti. Oggi, però, un nuovo movimento è riuscito a raccogliere voti puliti, da persone forse eticamente più integre e politicamente più genuine. Visto il contesto generale, anche la sola ipotesi che sia così rappresenta un risultato, che va rispettato e protetto da pressioni, infiltrazioni e accordi elettorali che, visti gli attuali apparati (partitici, amministrativi e burocratici) e i loro legami distorti con il territorio, rischiano il solito gattopardesco cambiamento di facciata e non di sostanza.
Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli, se eletti, dovranno reggere l’impatto di quegli apparati e di quei legami. Un movimento libero di scegliere e di continuare la sua marcia dal basso sarà più utile e forte dopo, se davvero si vorrà cambiare.