Verrà maggio e una seconda Freedom Flotilla salperà per tornare a Gaza e in Palestina a portare aiuti, rompendo l’assedio imposto da Israele. Una nave italiana che ne farà parte viaggerà anche in nome di Vittorio Arrigoni, che aveva scelto di vivere insieme ai palestinesi, condividendone le grandi difficoltà e utilizzando la rete per raccontarle al mondo. Arrigoni è stato fermato prima della nuova spedizione, da mani omicide di cui si sa poco. Di certo si sa che sono mani utili a Israele, da oltre mezzo secolo prevaricatrice e violenta con i palestinesi e con chiunque ne abbia a cuore la causa.
Per i suoi crimini Israele sarebbe già fuori da ogni contesto internazionale, se non fosse per la grave acquiescenza di stati e gruppi politici di ogni tendenza che, per disinteresse o al contrario per interesse, fanno finta di nulla oppure finiscono per sostenerla. Anche per questo, oggi più che mai sono necessarie nuove forme di attivismo internazionale che sostengano concretamente i palestinesi e ne diffondano il più possibile le ragioni.
Verrà maggio, e in nome dei tanti che sono morti per difendere un popolo offeso, persone differenti tra loro e provenienti da ogni parte del mondo riprenderanno il mare. Tutte insieme, perché la solidarietà non ha frontiere e cresce anche per l’esempio lasciato da chi non c’è più: restiamo umani.