In questo blog ho scritto più volte della Grecia, paese a cui da sempre sono legatissima, oggi anche di più per la grave crisi che la stringe. In Grecia e in Italia, La Grecia nel cuore e Strozzini d’Europa, post scritti tra il 2011 e il 2013, sono nati dalla solidarietà e dalla rabbia per un’ingiustizia enorme che sta stritolando un popolo.
Una nuova colonizzazione, aggressiva e rapace, sta sconvolgendo alcuni paesi d’Europa in nome della loro presunta debolezza economico-finanziaria, prima procurata e poi manipolata da lobby, europee e non solo, per fini esclusivamente speculativi. Quello che colpisce è l’incapacità di gran parte delle popolazioni ridotte in sofferenza di comprendere i meccanismi della crisi, di riconoscerne i responsabili che se ne avvantaggiano e di difendersi con mezzi e strategie propri.
Questo discorso vale soprattutto per l’Italia. Almeno in Grecia ci sono state mobilitazioni e una forza politica di sinistra (Syriza, guidata da Alexis Tsipras, niente a che vedere con la finta sinistra italiana) oggi ha un forte sostegno popolare. Anche lì, però, la cosiddetta governabilità è rappresentata da un mostro come quello delle “grandi intese” italiane.
Tsipras in questi giorni è stato in Italia, al Teatro Valle occupato, sollecitato da una piccola formazione che intende presentarsi alle elezioni europee con una lista a lui intitolata. Spero proprio, detto senza ironia (anzi con rispetto per Guido Viale, Marco Revelli, Barbara Spinelli e tutti gli altri del gruppo), che non si finisca addirittura per danneggiare, qui in Italia, quel patrimonio di fiducia di cui Tsipras gode nel suo paese. Perché il problema è sempre quello: prima bisogna radicarsi bene nel tessuto sociale per poi presentarsi alle elezioni, forti di un riconoscimento che si è guadagnato sul campo. Le pure tattiche elettorali, per mettere insieme i resti di sinistre naufragate (magari anche perché troppo vicine a quella terribile finta sinistra italiana, oggi addirittura parte delle larghe intese), non porteranno lontano. Soprattutto continueranno a ignorare pezzi di società che loro malgrado si stanno muovendo, anche se in ordine sparso. E anche se in appoggio, ad esempio, al Movimento Cinque Stelle, forte di un consenso vicino a quello di Tsipras, e già investito concretamente in battaglie per il reddito minimo e per il lavoro, per la democrazia e per i diritti.
Di élite politica oggi si morirebbe, anche nel senso letterale del termine. Pensiamo dunque ai morti per la crisi, tanti in Grecia e anche in Italia, e lavoriamo per unirci e salvarci.