Scelgo per ricordare Carlo Mazzacurati, scomparso ieri, un suo film del 1998 di cui poco si parla: L’estate di Davide.
Per me fu una scoperta, dovuta al cosceneggiatore Claudio Piersanti e a un’anteprima romana.
Il film racconta la storia breve e intensa di un’estate e del suo protagonista, un giovane trasognato e vero come il paesaggio che l’accoglie, un Polesine appartato e mitico immerso in una musicalità lenta. Alla campagna ci si avvicina e dalla campagna si parte per crescere, per scoprire la vita attraverso personaggi e vicende oltre i margini.
Una misura poetica necessaria accompagna le immagini, senza una sbavatura o un dettaglio di troppo. E la sufficienza si fa perfezione, senza niente di più, nel descrivere una realtà precisa e naturale: nessun conflitto con la sua rappresentazione, nessuno scarto tra contenuto e stile, tra carne viva e sogno.
Un po’ come lui, Mazzacurati, come mi apparve quando mi fu presentato: un uomo grande, incombente, con un sorriso chiaro che superava ogni differenza. Un rugbista gentile, nella mischia degli ultimi accarezzandone il fango.