Oggi giornata difficile, si inizia a votare per il nuovo Presidente della Repubblica. Non credo che le sorti di milioni e milioni di italiani, stretti in una crisi economica e di valori senza precedenti, possa dipendere soltanto dalle scelte di una Presidenza della Repubblica o da quelle delle massime istituzioni dello stato. La democrazia è saltata e va ricostruita, il lavoro è lungo e continuamente ostacolato da poteri che oggi si rafforzano globalmente in nome delle banche, della finanza, dei mercati. Detto questo, esiste comunque la necessità forte di difendere quel che resta delle istituzioni democratiche italiane da eversori e piduisti che cercano continuità, impunità, affari. Siamo inoltre in emergenza su tutto: diritti civili, valori costituzionali (a cominciare dal lavoro), beni comuni, informazione, laicismo. La persona di Stefano Rodotà è una forte sintesi (teorica, di impegno e di esperienza) di tutti gli elementi necessari per ricostruire quello che altri, ancora a piede libero e urlanti nei salotti televisivi e sotto i palazzi di giustizia, ci hanno distrutto. Altra strada non c’è, e se qualcuno vorrà convincerci del contrario si mostrerà per quello che è: un portatore d’acqua al golpismo, strisciante e permanente.