A diciassette anni mi presentai al congresso nazionale di Lotta continua convinta ad iscrivermi. Da un po’ vivevo le mie idee anarchiche come una specie di lusso da sacrificare per un cambiamento della società che sentivo troppo urgente. Mi ero studiata le Tesi e avevo anche rivestito la copertina con una carta bella robusta. Ero pronta ma Lotta continua no, addirittura si sciolse seduta stante. Tornai a casa sconsolata, poi elaborai quell’appuntamento mancato in una specie di personale destino movimentista, che da allora non mi ha più abbandonato. Come dice qualcuno che mi ha fatto il ritratto in un libro “dio solo sa quante n’ha fatte da giovane: pestifera”. E anche da dopogiovane, per la verità, se impegnarsi per l’uguaglianza, l’ambiente e la democrazia dal basso si possa definire pestifero.
Mentre esplodeva la prima Tangentopoli, l’esperienza in una lista civica mi ha insegnato che si possono mescolare sensibilità anche diverse per finalità comuni, come la difesa dei cittadini da una discarica insalubre o dalla possibile perdita di un servizio. E anche, naturalmente, dalla corruzione politica, che però allora non si arginò. Prova ne è tutto il dopo, con un sistema corrosivo che si è rafforzato e ramificato ovunque, distruggendo un intero paese e ogni minima aspirazione a vivere dignitosamente.
Oggi, dopo quasi quarant’anni in cui ne ho viste e passate di tutti i colori, voglio credere che davvero stia succedendo qualcosa di nuovo. E sono qui che mi dico: ora o mai più, temendo tantissimo quel “mai più”.
La coazione a dividersi sembra una condanna dei gruppi politici, per distinguo a volte irrilevanti e per incapacità a guardare oltre questioni contingenti, che ingigantiscono fino a scoppiare. Al netto degli interessi (di potere, carriera, soldi e visibilità), si sono divisi e se le sono anche date di santa ragione minuscoli gruppi per motivi puramente ideali. Così si sono suicidati insieme agli ideali stessi che cercavano di difendere, da qualche nemico immaginario o da chissà quante sfumature di comunismo o libertarismo che, di sfumatura in sfumatura, finiva per sfumare del tutto.
Servirebbero scuole che insegnino ad unirsi, salvaguardando le differenze e gli obiettivi da raggiungere. Questo intanto per il vivere comune, figurarsi per la politica. Ora più che mai soprattutto i 5 Stelle ne avrebbero bisogno: per raggiungere i loro obiettivi; per dimostrare che si può essere, anche in questo, differenti dagli altri; per resistere a una pressione del sistema altrimenti insostenibile. E per quell’ora o mai più che in tanti ci stiamo ripetendo…