Usare le parole con la precisione di un calcolatore sarà anche impossibile, ma sforzarsi di trovare ogni volta quelle più giuste è segno di correttezza con se stessi e con gli altri, specie se per privilegio sociale si dispone di un ricco vocabolario e di un ruolo pubblico che amplifica e diffonde la propria comunicazione.
Chi usa la parola fascismo senza precisione, riferendola a persone e cose lontane anni luce anche dal suo più vago alone semantico, può essere causa e anche sintomo di qualcosa di peggio. Innanzitutto può rafforzare sia un’incapacità già diffusa di riconoscere autentici rigurgiti del peggiore passato, sia una tendenza a sottovalutarli e a sdoganarli. Inoltre, definendo fascista una critica diretta, può rivelare una pulsione simile a quella condannata.
Perché un segretario di partito attribuisce il termine fascista a personaggi e contenuti della rete e del paese reale tutt’altro che tali, quando non spende mai una parola sui fascisti veri?
Mi viene in mente Forza nuova, che proprio dove vivo distribuisce pane al popolo così come aggredisce qualche sparuto comunista che passa per strada. Oppure Casa Pound e l’Alba Dorata di una Grecia vicina, e anche tanti ex fascisti per loro stessa orgogliosa ammissione, da decenni nelle poltrone più alte delle istituzioni statali e locali.
Poi c’è il revisionismo di Violante e il silenzio assenso di tanti suoi colleghi. Ci sono la legittimazione, il riconoscimento e le garanzie offerte alle aggressività leghiste, ai monopoli forzisti e a una schiera di reazionari sempre in ballo tra destra, centro e anche sinistra, in una palude indistinta di interessi e alleanze prive di valori e di certezze democratiche.
Chi è davvero di sinistra sussulta al solo sentire la parola fascista e la ritiene la peggiore offesa che si possa ricevere. Evidentemente chi la tira fuori dal suo vocabolario con tutta la leggerezza con cui si estrarrebbe un coniglio dal cilindro è un prestigiatore, un personaggio sinistro. Un sinistro col trucco…