Ieri sera concerto jazz in mezzo alla natura, tra le quinte spettacolari della gola del Furlo, con una luna seminascosta dagli alberi che si confondeva con le luci di scena e un vento caldo che portava il sud fino lì, forse per ricordare da dove viene quello straordinario mescolìo di suoni che si sperimenta da cent’anni: un misto di testa e cuore, tecnica e fisicità, improvvisazione e ricerca. Insieme a Michael Stewart (tromba), Marcus Machado (chitarra elettrica), Theo Hill (tastiere) e Rocky Bryant (batteria), il musicista di maggior richiamo era Victor Bailey, bassista dei Weather Report negli anni Ottanta e collaboratore di tanti artisti importanti (da Sonny Rollins alla Makeba, ma anche David Gilmore e Sting, Madonna e Lady Gaga).
Tutti bravi solisti, dal trombettista di grande esperienza al tastierista brillante nei brani più tirati, fino ai più giovani, capaci di tanto lavoro di spalla necessario ai virtuosismi più maturi. E di Bailey in particolare, che usa il basso elettrico come una fonte di ricchezza musicale addirittura autonoma, forte di uso rivoluzionato dello strumento che viene dagli anni Settanta e che porta la firma dell’indimenticabile Jaco Pastorius.
Essere stato bassista dei Weather Report dopo Pastorius non sarà stato facile, come oggi non è facile riempire il vuoto lasciato da quella straordinaria macchina musicale pensante che è stato Joe Zawinul fino all’ultimo concerto. E così ieri sera ho provato tristezza: un po’ pensando che non basta mettere insieme dei bravi solisti per fare un buon concerto (che significa tessere con varie tracce musicali una tela complessa, originale e soprattutto unitaria); un po’ dispiacendomi per un brutto bis, concesso dal solo Bailey con un accenno a Birdland.
Sarebbe stato mille volte meglio richiamare tutto il gruppo sul palco per una session finale differente e collettiva che liberasse dai fantasmi del passato almeno gli spettatori più anziani. Come me, per esempio, che appena tornata a casa ho dovuto riascoltare i Weather Report degli anni Settanta. Per nostalgia? No, per voglia di fusion inappagata.