Vi racconto il 25 aprile da queste parti: in piazza un presidente della repubblica che, ancora una volta fuori dal solco istituzionale, se la prende con un movimento di cittadini candidato alle prossime amministrative; poco lontano Forza nuova autorizzata a manifestare; più oltre il mercato, con bancarelle e negozi aperti mattina e sera. Tutto nel giro di pochi chilometri: un po’ di campagna elettorale filogovernativa, un po’ di sincero nazifascismo, e tanto tanto shopping. Tre fatti ugualmente gravi, che insieme rappresentano la prova più evidente di quanto si sia ormai lontani dai valori della Resistenza. Sul primo e sul secondo fatto, non essendo novità, c’è poco da dire, se non per gli strascichi successivi: delle parole del presidente della repubblica, ripetute più o meno a memoria nei giorni successivi da giornalisti e rappresentanti di partito che, vittime della loro stessa inaffidabilità, tentano in ogni modo di rimanere a galla; della pericolosità crescente di Forza nuova, che nel frattempo ha minacciato di morte il magistrato antimafia Antonio Ingroia in un proclama delirante che inneggia alla guerra civile.
Sul terzo fatto, del tutto nuovo, c’è invece da dire che è effetto delle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti, da chi l’ha voluto e da chi lo sostiene. Qualcuno provi a spiegarmi quali risultati positivi si possono ottenere rendendo liberi orari e giornate di apertura degli esercizi commerciali. La tendenza che ne consegue è l’ampliamento di orario e non certo una restrizione, magari razionalizzata e più sostenibile. Tutti si vedono costretti ad aprire di più per vendere gli stessi quantitativi o anche meno, perché l’orario prolungato non risolve il problema di fondo che è la mancanza di soldi per comprare. Inoltre, come potranno i piccoli esercenti creare nuovi posti di lavoro per aprire di più? Ci sono negozi che a malapena vanno avanti con una o due persone, che saranno costrette a intensificare la loro presenza lì e non a casa, ad esempio. Come potranno gestire i carichi familiari, i figli, gli anziani? E se stessi? Ma si sa che il mercato funziona così, i pesci grossi mangiano quelli piccoli, e nei pensieri di questo governo c’è la grande distribuzione e non certo la sopravvivenza – fisica, psichica, economica, familiare – del piccolo bottegaio di quartiere.
Il 25 aprile ho camminato dalla mattina alla sera nella città in cui vivo alla ricerca di un negozio chiuso. Alla fine l’ho trovato, e siccome non credevo ai miei occhi ho pure fotografato il cartello: “25 APRILE CHIUSO”. Tiè! Si tratta del piccolo alimentari di Fiorenzo, detto Fiore, da cui andavo quando ancora abitavo sul porto canale. Fiore è un artista dei panini, li farcisce con grande fantasia e dedizione. Gli sono riconoscente per tutti i panini che mi ha fatto ma anche per quella saracinesca chiusa, che mi ha reso la giornata un po’ meno amara.
In quello stesso giorno Monti accostava la Resistenza a questo periodo di crisi, coprendo con il drappo di Finanza & Mercato quel che ancora restava, almeno nell’immaginario, di una società più giusta e soprattutto più libera. Di fonte alla sua cinica e agghiacciante coerenza ne occorre un’altra di diverso segno, nelle piccole grandi scelte di tutti i giorni. Ad esempio, possiamo rifiutarci di comprare nei giorni di festa e in orari impossibili. Se siamo liberi soltanto in orari impossibili, possiamo chiedere una mano agli amici o, se ce lo possiamo permettere, possiamo pagare chi è senza lavoro perché faccia la spesa per noi. Inoltre boicottiamo la grande distribuzione, specie se aderisce ai grandi orari e apre di domenica e nelle feste civili e religiose. Se non l’abbiamo fatto finora, cominciamo dalla data più prossima cioè il primo maggio.
Mi rendo conto che parlare di comprare in un certo modo stride con questa crisi nera in cui pochi possono permetterselo, ma a maggiore ragione chi può deve spostare il più possibile l’economia dalla ricchezza sempre più garantita alla povertà sempre più abbandonata a se stessa. Anche per un motivo, se vogliamo, semplicemente egoistico: chi oggi può e non fa, domani non potrà che accrescere la schiera dei nuovi poveri.