Si è mai visto, in tanti anni in Grecia come in Italia, che governi e parlamenti abbiano deciso entità e fini della spesa e del debito pubblico con metodi partecipativi? Si è mai visto definire le scelte finanziarie e bancarie consultando i cittadini? Si è mai visto indire assemblee e referendum per orientare i bilanci degli stati? La risposta è no. E allora perché, dopo decenni di gestione tanto dissennata quanto verticistica, oggi si scaricano la responsabilità della crisi e i sacrifici conseguenti su cittadini estromessi dalle decisioni pubbliche? Fino all’ultima estromissione, che li vede pagare un prezzo insostenibile senza nemmeno capire e poi decidere perché, se e come pagare?
Questo stesso percorso sta accomunando vari stati che, prima dell’adesione, l’Europa ha sottoposto a test di democrazia. Se l’Europa aveva già parametri da deficit democratico, oggi li sta abbandonando del tutto per abbracciare un modello apertamente antidemocratico, dove sono le banche a governare gli stati e non viceversa. Non basta dimostrare sulla carta di avere un Parlamento per essere una vera democrazia: l’antichissima tradizione greca ci ha insegnato proprio questo, mentre oggi ci indica i rischi di un Parlamento che espelle da sé qualsiasi voce critica, riducendosi a puro strumento di un esecutivo autonominato. Nessuna analogia con l’Italia?
Qui da noi, intanto, un Governo di tecnici aggredisce a parole i cittadini (vecchi inutili, costosi e responsabili della disoccupazione di giovani sfigati e mammoni), in una strategia colpevolizzatrice e sprezzante da ancien régime. E un Presidente della Repubblica, come se parlasse di due scolarette, dice che l’Italia è più brava della Grecia (perchè più obbediente alle imposizioni europee), negando ogni vocazione solidaristica e internazionalista della politica di cui, vista l’età, almeno dovrebbe avere memoria.
Se lo ricorda il nostro Presidente il regime dei Colonnelli greci? Saprebbe spiegarci quale differenza corre fra un golpe militare e quello dal volto nuovo e glaciale dei tecnocrati? Cosa pensava lui della dittatura del 1967? E di quella camuffata di oggi? Cosa pensa della disobbedienza di una popolazione come quella greca che, allora come oggi, prova a dire con i pochi, poveri mezzi che le sono rimasti che ha una dignità? Cosa pensa dei sindacati che lì scendono in piazza e qui in Italia no, anche per sua esplicita indicazione? E’ questa la democrazia che la nostra Costituzione gli ha assegnato e gli chiede di difendere?