In barba alla legalità, questo Governo ha già perso un sottosegretario (dimessosi per benefici ricevuti da un imprenditore coinvolto in appalti illeciti), mentre un suo ministro è sotto inchiesta per una compravendita sospetta.
In barba ai ventisei milioni di voti nel referendum sul legittimo impedimento e per l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il Parlamento ha negato l’autorizzazione all’arresto di un deputato indagato per collusione con la camorra.
In barba al milione e duecentomila firme per l’abrogazione di una legge elettorale vergognosa, che nemmeno ci fa scegliere i rappresentanti, la Corte Costituzionale ha detto no.
In barba al risultato schiacciante del referendum contro la privatizzazione dell’acqua, il Governo ha in cantiere un decreto sulle liberalizzazioni che andrebbe in direzione opposta.
E in barba allo Statuto dei lavoratori, lo stesso decreto prevederebbe il reintegro dei licenziati ingiustamente soltanto in aziende con più di 50 dipendenti (e non 15, come finora previsto).
Con il ricatto della crisi e del peggio berlusconiano il Governo ci sta togliendo pezzi di vita (salari, pensioni, democrazia, diritti), con l’appoggio acritico di un Parlamento solidale e di un Presidente della Repubblica che tesse nel retrobottega, andando ben oltre le sue prerogative. E dire che c’è chi li osanna, lui e il Presidente del Consiglio, come fossero i nuovi salvatori della patria. E chi discetta sulla “qualità” della democrazia: come se la democrazia possa graduarsi senza rischiare se stessa.